Dibattito acceso tra il Ministro Urso e il plenipotenziario di Stellantis Tavares sui volumi di produzione in Italia. Il nostro Paese con il passaggio della ex FCA di Marchionne ai francesi di Stellantis sicuramente non ci ha guadagnato. Si era arrivati a produrre un milione di vetture in Italia compreso la Renegade della Jeep. E non era ancora tutto, perché Marchionne voleva
trasformare Alfa Romeo in un Brand globale e far crescere ancora di più Jeep. Impresa difficile e coraggiosa, la determinazione e la grande visione strategica e operativa del numero uno di FCA sarebbe stata messa a dura prova, ma alla fine l’obiettivo sarebbe stato raggiunto. Ora, con Stellantis, Torino ha perso centralità e tutto viene deciso a Parigi, il Brand Fiat e Alfa con profondo DNA italiano vengono programmati e gestiti fuori dall’Italia. Ho seri dubbi che questo sia un vantaggio per questi due grandi Brand e piuttosto un posizionamento non primario nelle scelte strategiche di Stellantis. La richiesta del Governo di aumentare la produzione di auto nel nostro Paese è corretta sia da un punto vista industriale che sociale. Fiat si è sempre distinta per la superiorità competitiva delle utilitarie. I costi di produzione delle auto piccole sono sempre stati un punto di forza della Fiat. Ghidella, che fece un passaggio di un anno in Ford dopo essere stato messo alla porta da Romiti, mi disse confidenzialmente che i costi di produzione della Fiat Uno erano nettamente più bassi della Fiesta che era prodotta in Spagna, Germania e UK. La Fiat, mi disse Ghidella, aveva grandi conoscenze maturate in decenni di progettazione e produzione, che le davano un netto vantaggio competitivo. Queste conoscenze sono ancora patrimonio della ingegneria Fiat e sono di casa a Torino non a Parigi. Giusto essere soddisfatti delle risposte date da Tavares nell’ultimo incontro con i sindacati italiani ed il Governo, ma attenderei il piano di sviluppo del prodotto per capire se Stellantis continuerà a puntare anche sulle piccole automobili oppure no. I poli produttivi di Mirafiori, Melfi e Cassino per avvicinarsi ai volumi richiesti dal Governo debbono produrre anche vetture piccole intorno ai tre metri e mezzo. Chiudere la catena di produzione della Panda a Pomigliano fra qualche anno e rimpiazzarla con un pianale Peugeot di classe B o C, rende molto difficile mantenere i volumi ed un vantaggio competitivo. Tavares deve esercitare la sua funzione con una visione più ampia relativamente alla progettazione della produzione. Assolutamente comprensibile centralizzare gli acquisti dei materiali e della tecnologia innovativa, ma centralizzare tutti i processi di sviluppo prodotto limita alcune forze e potenzialità storiche dell’ingegneria italiana. Come aveva stabilito Marchionne, Alfa Romeo con un piano di investimenti ben strutturato e un retail in grado di scaricare a terra i valori del Brand, nei tempi giusti dovrebbe essere in grado di posizionarsi stabilmente tra i prodotti premium e rappresentare una alternativa credibile ai tedeschi. È più agevole raggiungere questo obiettivo progettando e scegliendo il prodotto
dall’Italia che da altri Paesi europei. Provate a pensare una BMW progettata no a Monaco ma da un’altra parte. Le automobili sono alimentate dal DNA del Brand che le rappresenta ed il DNA si costruisce con cura negli anni e si tramanda anche in funzione della cultura del luogo dove origina. Saremo più convinti delle buone intenzioni di Tavares sull’aumento della produzione in Italia, quando queste domande avranno una risposta.

Massimo Ghenzer