Le tariffe imposte dalla UE per l’importazione delle automobili costruite in Cina penalizzano i costruttori. Da fonte UE, si sommano all’attuale 10% e vanno da un minimo del 17,4% di BYD al 37,6% della SAIC. Valori importanti che frenano decisamente le esportazioni dalla Cina alla Europa. Tuttavia, il mercato europeo è troppo attraente per i cinesi, che si stanno organizzando da tempo per occupare uno spazio ampio del nostro mercato con le vetture elettriche ma non soltanto. Per continuare a vendere in Europa, i cinesi hanno due alternative, ridurre i profitti o costruire le automobili in Europa. Questa seconda alternativa sembra prevalere. I cinesi utilizzeranno anche il modello conosciuto già nel dopoguerra in Europa, la “knocked down operation”. Alcuni Paesi avevano delle barriere all’ingresso di produttori stranieri e allora si spacchettavano vetture già assemblate nel Paese di origine e rimesse insieme in fabbriche dedicate nel Paese di importazione. In questo modo i cinesi potranno aggirare le tariffe all’importazione, assemblare le vetture concepite per la Cina in Europa e venderle.
Soluzione dimezzata, perché l’ingegneria di ricerca e sviluppo, cuore dell’industria automobilistica, rimarrà con i suoi enormi investimenti in Cina. L’intelligenza di sviluppo prodotto in Cina e la mano d’opera di assemblaggio in Europa. Uno scenario decisamente insoddisfacente per il continente europeo. La forza dell’industria sta nella ricerca continua di nuovi processi e tecnologie, che possono sia fornire un vantaggio competitivo che essere rivendute a caro prezzo al mercato. I Costruttori europei non si possono accontentare di un siffatto modello. Bisogna fare in modo che i centri di ricerca e sviluppo siano saldamente ancorati al nostro continente, anche perché il mercato è globale ma le scelte dei consumatori non sono sempre le stesse tra continenti. Quando Ford e GM sbarcarono in forze in Europa, organizzarono l’ingegneria di sviluppo e di fabbrica nel continente europeo, oltre all’assemblaggio. Peraltro, in alcuni casi esportarono negli USA prodotti concepiti in Europa. Il confronto con l’industria cinese è in corso e l’Europa deve muoversi con grande senso strategico per non soccombere.
Massimo Ghenzer