L’ordine mondiale fissato a Yalta nel 1945 è ancora in essere ma scricchiola. In quel momento si riconobbe un blocco Occidentale a guida americana e un blocco orientale a guida sovietica. Da allora l’asse del mondo si è gradualmente spostato dall’Atlantico e si è mosso verso Oriente e verso il Pacifico. Potenze globali crescenti come la Cina e l’India hanno un ruolo che non può essere ignorato. Gli USA già con Obama hanno individuato nella Cina il vero ostacolo alla loro leadership e i presidenti succedutisi dopo Obama hanno confermato questo orientamento strategico indipendentemente dal colore politico. Considerare la Russia come nemico significa spingerla decisamente verso una alleanza duratura con la Cina.

Per l’Europa la Russia è un partner fondamentale per la fornitura delle risorse energetiche. La guerra in Ucraina in parte figlia della mancata attuazione degli accordi di Minsk del 2014 sul Donbass ha scombussolato ancora di più l’assetto geopolitico e allontanato la Russia dal quadro strategico della UE. Ecco, i dazi che Trump ha deciso di introdurre per l’auto importate è un problema grave ed è un ulteriore ostacolo alla soluzione dei problemi geopolitici, ma per l’Europa contrapporsi agli USA non è economicamente e politicamente vantaggioso. I dazi tra USA ed Europa nel settore esistono da sempre. Le vetture americane che entrano in Europa pagano il 10%, le vetture europee che entrano in USA pagano il 2,5%. Uno squilibrio di cui si è parlato poco ma esistente. Da oggi il 2,5% diventa il 25%, un balzo in avanti enorme. L’Europa lo scorso anno ha esportato 800.000 veicoli circa in USA, mentre gli americani hanno esportato in Europa 200.000 vetture circa. Il problema più grosso lo incontreranno i produttori tedeschi che nel 2024 hanno esportato 430.000 vetture. Anche JLR (Jaguar/ Land Rover) che ha esportato 90.000 vetture in USA soffrirà non poco dall’introduzione dei dazi al 25%. I dazi non risolveranno il problema centrale, che è geopolitico e diventa economico, nel momento in cui gli USA non considerano l’Europa il partner primario. Il momento è grave ma la soluzione non può che essere negoziale perché gli Stati Uniti rappresentano un alleato irrinunciabile, conosciuto e molto potente.

Massimo Ghenzer, presidente di Areté

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