Nel 2016 due dirigenti ex Tesla hanno fondato in Svezia Northvolt un’azienda la cui missione era quella di produrre batterie agli ioni di litio soprattutto per il settore automobilistico e contrastare lo strapotere dei produttori cinesi leader mondiali nella produzione di batterie con colossi tipo BYD. Northvolt malgrado fosse sostenuta da finanziamenti di aziende del peso di Volkswagen, ha alzato bandiera bianca dichiarando il fallimento. Difficile se non impossibile competere con i costi e i prezzi dei produttori cinesi che hanno un netto vantaggio tecnologico e possiedono le materie prime. La Cina ha investito pesantemente nel settore delle batterie per veicoli elettrici da decenni e ora vanta un netto e invidiabile vantaggi sui produttori europei. La Commissione UE nel piano per l’automobile annunciato il 5 marzo prevede supporti economici al settore automobilistico, tra l’altro, per progettare e produrre batterie in concorrenza con la Cina. Al momento non è chiaro come il recupero del gap tecnologico possa essere colmato. A occhio ha tutta l’impressione di una mission impossible. Meglio è prendere atto dell’attuale superiorità della Cina nella produzione delle batterie e allungare l’orizzonte del tutto elettrico e abbracciare posizioni più realistiche e pragmatiche come la neutralità tecnologica. Il fallimento della Northvolt è un campanello d’allarme che non può essere preso sottogamba. L’Europa è decisamente indietro nella produzione delle vetture elettriche e questo è un fatto incontrovertibile che non viene risolto dal piano della Commissione UE. Sentendo parlare alcuni politici, anche nostrani, comincia a formarsi la convinzione che esista un obiettivo strategico ancora non dichiarato pubblicamente, ma condiviso, di una profonda ristrutturazione della mobilità privata. Ormai il prezzo delle vetture popolari è così elevato che il rag. Rossi, in molti casi, non si può permettere di acquistare una vettura nuova. Si parla in maniera generica di incrementare pesantemente il trasporto pubblico e quello ferroviario, per consentire al ceto medio di muoversi liberamente. Aspettiamo di vedere quale sia il piano concreto e le fonti di finanziamento per capire meglio di cosa si parli. Nel frattempo, si pensa di riutilizzare le fabbriche auto dismesse, per la produzione di veicoli bellici secondo il piano di riarmo europeo.

Massimo Ghenzer, Presidente di Areté

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