Le motivazioni dell’uscita di De Meo dalla Renault le conosce soltanto lui e magari un giorno le spiegherà e forse sono più semplici e dirette di quanto si può essere indotti a pensare. L’italiano di talento Luca de Meo ha ripreso per i capelli una Renault che stava in grande crisi. Le ha dato un piano di sviluppo in cinque anni che ha prodotto risultati record. Lo sviluppo di novità di prodotto è stato eccezionale e il rinnovo dell’immagine del Brand è stato acquisito e consolidato. Ha migliorato anche il prodotto e l’immagine di Dacia e ha avuto il coraggio di aumentare i prezzi senza ridurre i volumi. La Renault è un’azienda pubblica che risente l’influenza della politica. Quando i politici pretendono di fissare le linee strategiche guida di una qualsiasi impresa industriale fanno dei disastri accertati. Contro le mie abitudini mi permetto questa volta di attingere da esperienze personali, avendo vissuto alcune di queste vicende di interferenze politiche negli anni che ho passato nelle Ferrovie dello Stato. La conduzione di un’impresa industriale è un’operazione molto complessa. Richiede, ma non sempre avviene, un gioco di squadra vero e strategico fra le varie funzioni: ingegneri di progettazione, di fabbrica e di manutenzione, cervelli finanziari e uomini di interpretazione del mercato. Soltanto il lavoro armonico fra queste funzioni permette di acquisire dei vantaggi competitivi che sfociano in risultati economici record. De Meo ha realizzato risultati economici record e si deduce che la sua guida sia stata armonica e coordinata tra tutte le funzioni aziendali. La Renault deve continuare a crescere e possibilmente diventare un’azienda globale forse anche con acquisizioni o accordi, sempre molto complessi da realizzare. Questo credo sia il vero obiettivo che si deve porre Renault, evolvere da realtà regionale a realtà globale. Compito ciclopico già fallito una volta con l’accordo Nissan mai veramente decollato. Non è chiaro da fuori, ma certamente lo sarà da dentro, se Renault ha il supporto di fondo e senza interferenze operative dell’Esecutivo francese a una strategia di sviluppo globale. De Meo non è certo un manager di retroguardia, è un attaccante, che conosce perfettamente l’industria Automobilistica e ha un talento provato più volte nello sviluppare un Brand affine alle richieste del mercato. Credo che la sua visione mancherà all’Automotive.
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