Il mercato dell’auto in Europa e in Italia è in una situazione di stallo. Prima del Covid in Europa si vendevano un po’ meno di 16 milioni di vetture, lo scorso anno meno di 13 milioni. Una differenza abissale di 3 milioni che corrisponde a quanto producono in un anno circa 7-8 fabbriche medie di assemblaggio. Un’enormità che coinvolge decine di migliaia di lavoratori, forniture di materiali, ridotte esigenze di trasporto dalle fabbriche ai mercati e così via. Un enorme valore economico che va in fumo e che rende più lento il rinnovo del parco veicoli. In Europa nel 2019 la più venduta era la Golf, ora nel 2024 la più venduta è una vettura più economica, la Dacia Sandero e la Golf vende la metà. In Italia la situazione è simile. Nel 2019 si vendevano poco meno di 2 milioni di vetture, nel 2024 mezzo milione in meno. La più venduta in Italia nel 2024 è sempre la Panda e altre vetture economiche. Gli attori principali del mercato dell’auto sono tre: i Governi legislatori, le Case produttrici con le loro reti di vendita e i consumatori. Se queste tre comunità vanno separate in direzioni opposte si crea una situazione di crisi.

La Commissione UE ha creato un grande problema con la condanna dei motori a combustione interna. I produttori sono stati costretti a investire somme enormi nell’elettrico che si vende poco e quando si vende è in perdita. Hanno pensato di recuperare margini aumentando molto al di sopra del tasso di inflazione i prezzi. I consumatori che hanno ridotto il potere di acquisto rispetto a cinque anni fa, comprano meno e comprano vetture meno care. Un circolo vizioso dal quale l’Europa deve uscire subito. La risposta della UE è preoccupante. Ha indetto una Commissione strategica per affrontare la crisi del mondo dell’auto. Sorprende che in crisi da molti anni, con i cinesi alle porte e l’elettrico che non si vende come nelle aspettative, la Commissione europeo, guidata dagli stessi che hanno causato questo marasma, debba ancora stabilire cosa fare. Se avesse voluto operare in maniera ortodossa, i vari attori del mondo dell’auto, la UE, avrebbe dovuto consultarli prima di legiferare. Ora non c’è più tempo per riunioni e parole. I politici europei devono ingoiare la pillola amara delle decisioni sbagliate e capire che se non ascoltano il mercato non usciamo dalla situazione di stallo.

Massimo Ghenzer

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