La UE ha avviato una serie di consultazioni strategiche con la filiera del mondo dell’auto europeo con l’obiettivo di identificare le sfide e sviluppare le soluzioni in un piano che sarà presentato il 5 marzo. Il tempo scorre per il mondo dell’auto e le vetture elettriche le comprano in pochi e siamo in un momento di stallo, in attesa di auto alla portata del consumatore medio. Questo piano conterrà quattro capitoli, dalla transizione ecologica, alla competitività della filiera produttiva europea, alla innovazione tecnologica e digitale nel settore automobilistico, alle sfide legate alla formazione della forza lavoro e le implicazioni sociali della transizione industriale. Detto così come annunciato sembra una struttura seria e finalmente consapevole dell’enorme capovolgimento imposto anni fa con la guerra al motore endotermico. Alla fine, se si vuole fare una cosa utile industrialmente e socialmente si dovranno indicare le fonti di finanziamento e le somme coinvolte per realizzare questo piano. Temo che si arriverà a delle cifre enormi che con il controllo del deficit pubblico imposto dalla UE sarà utopico trovare.
Per quanto riguarda il prodotto auto le Case stanno investendo cifre ingenti, ma ancora non hanno trovato la soluzione economicamente sostenibile per offrire vetture elettriche per tutti. Il costo dei materiali pregiati per produrre le batterie è controllato sostanzialmente dai cinesi. Secondo argomento fondamentale da risolvere è una rete di ricarica capillare ad alto potenziale e facile da utilizzare. Qui non ci siamo ancora. Sette Case auto hanno creato la rete di ricarica Ionity per le lunghe percorrenze autostradali.
Le stazioni installate alla fine del 2024 sono 684 con 4.359 punti di ricarica ad alto potenziale da 350 KW. C’è in programma di aumentare i punti di ricarica, ma certamente non è questa la soluzione per avere finalmente una rete capillare su tutto il territorio europeo. Tanto per avere un’idea dei fabbisogni, oggi soltanto in Italia ci son oltre 20.000 stazioni di servizio di carburante tradizionale. La realtà dei fatti è che un simile piano doveva essere elaborato ben prima di promulgare una legge sulla transizione ecologica e soprattutto andavano trovate le fonti di finanziamento pubblico.
Massimo Ghenzer