Il mercato italiano nel mese di settembre ha venduto più dello scorso anno e il dato cumulato dei primi nove mesi è ancora inferiore a quello dello scorso anno. Le vendite ai clienti privati sono in netto calo, mentre il noleggio a breve e a lungo è in aumento. Il mercato è sempre onesto e fornisce delle indicazioni chiare e utili per programmare la produzione. Fiat, Toyota e Dacia tra le prime dieci case, si sono mosse bene in settembre. Fiat ha centrato il contatto con il mercato con il lancio della Grande Panda. La storia d’amore tra il brand Panda e il consumatore italiano è iniziata parecchi anni fa, nel 1980 e da allora è stato un susseguirsi di successi e molto spesso la Panda è risultata la vettura più venduta nel mercato italiano. Ora si aggiunge la Grande Panda e il cliente italiano la compera.
Tutto secondo un copione conosciuto e consolidato. La Toyota prosegue il suo rapporto con il cliente italiano, con una gamma vasta, dalle piccole alle grandi vetture e soprattutto una credibilità ed una reputazione di qualità e durata riconosciuta e trasmessa dagli stessi acquirenti del Brand. La Dacia che aveva iniziato il rapporto con il mercato sulla base soprattutto del prezzo è riuscita ad evolvere in qualità ed estetica, ed ora continua a vendere molto con vetture migliori. Ecco, il mercato è un chiaro indicatore di ciò che funziona e chi lo sa interpretare stabilisce una affinità che si tramanda nel tempo anche sulle vetture usate.
Ci sono altre storie di brand di successo nel mercato che confermano la loro propensione anno dopo anno a soddisfare le richieste del cliente finale. In effetti senza le interferenze ideologiche di una Commissione Europea, che non si capisce quali obiettivi reconditi abbia, il rapporto tra costruttori e consumatori nel mondo dell’auto sarebbe molto più facile. Da tempo cerco di leggere nelle strategie della UE, ma è impossibile coniugare le scelte fatte con la sostenibilità economica, industriale e di mercato. Insomma, la logica economica, industriale e sociale non illumina la UE. Il tutto elettrico dal 2035, come analizzato da chi se ne intende, è un clamoroso autogol ideologico che i membri della Commissione hanno difficoltà a ribaltare. Come spesso è avvenuto nella storia bisogna cozzare contro il muro per cambiare rotta.
Massimo Ghenzer